Tornare a scrivere qui sul blog mi sta dando la possibilità di rimettere in ordine gli appunti da un lato, le idee dall’altro, a proposito di quanto accaduto nel lungo periodo iniziato con gli albori della pandemia.
Come ho accennato nel post precedente, la seconda parte del 2020 sembrava aprire a un ritorno alla normalità. Ci eravamo sbagliato, a quanto pare…
Nondimeno, con l’estate 2020, dopo i mesi di buio che avevamo passato, si era tornati ai concerti.
È curioso come sembri passato molto più tempo di quanto non lo sia in realtà: forse anche perché sono cambiate così tante cose in così poco tempo.
Oltre al fatto che è comunque bello potersi fermare a riflettere e ricordarsi le belle esperienze passate, penso sia d’aiuto per tutti ricordare come ci sentivamo allora, perché mi pare si stia perdendo di vista ciò che era una volta lo stare insieme e il potersi godere i concerti, da spettatori o da esecutori.
Non sto dicendo che i concerti sono destinati a scomparire a causa del covid, ma che, adesso, l’attitudine sia ormai diversa.
Un concerto “complicato”
Quello del 30 settembre 2020 è stato un concerto del conservatorio di Verona, che ha coinvolto le classi di canto barocco, violino barocco, liuto, clavicembalo, oltre ad alcuni insegnanti.
La storia di questo concerto è complicata perché in realtà era previsto a marzo, poi era stato rimandato a causa del Covid, e alla fine abbiamo cantato / suonato in molti di meno rispetto al previsto.
Rovereto
La Sala Filarmonica a Rovereto ha un’ottima acustica e sono molto contenta di avere avuto questa occasione per cantarci (trovate qui qualche altra informazione sull’evento).
Le prove si sono concentrate tutte nei pochi giorni precedenti, un po’ per la situazione particolare e l’impossibilità di partecipare a molti incontri, un po’ perché era periodo di esami e sarebbe stato complicato per molti.
Tuttavia, il risultato è stato molto buono e sono rimasta molto soddisfatta della mia esibizione.
Il programma era concentrato soprattutto sulle composizioni di Barbara Strozzi (1619-1677), una compositrice e cantante veneziana, figlia adottiva del poeta e librettista Giulio Strozzi, uomo influente nella Venezia del periodo che le garantì una istruzione musicale di tutto rispetto e la aiutò moltissimo ad affermarsi come musicista.
Compose prevalentemente per uso proprio, cioè per solo soprano, musiche meravigliose di cui abbiamo reso un esempio a Rovereto.
Per me questo evento che sembra tanto lontano è importante perché è stata la prima occasione di rivedere molti dei miei compagni di studi, fra continuisti e cantanti, e soprattutto, naturalmente perché sono tornata a cantare con loro dopo mesi.
Prima di settembre avevo avuto la fortuna di poter fare musica con altre persone, ma al di fuori del conservatorio; rivedere i miei compagni, in un contesto di prove d’insieme “a scuola”, è stato per me una iniezione di felicità, soprattutto per quella speranza di ritorno alla normalità.
Per un po’ ci ho creduto, anche perché lo stare con gli altri ti “obbliga” a dimenticare tutto il resto e a concentrarti su quello che si sta facendo in quel momento. È stato bello tornare a ridere e a passare del tempo insieme.
Poi, certo: la pandemia aveva altri piani in serbo per noi tutti…
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