Ormai sono più di 10 giorni che sto vivendo a Porto. Ho deciso di aderire al progetto Erasmus+ e ho scelto Porto come destinazione. Frequento una scuola analoga alla mia (il Conservatorio di Verona), ma qui, in Portogallo, e dovrò sostenere esami qui e fare qui tutte le attività che farei nella mia scuola “di origine”.
È una cosa che volevo fare da molto tempo, provare a vivere all’estero.
Prime impressioni
Lo confesso: pensavo che sarebbe stata un’esperienza più traumatica di come è in realtà. In realtà non cambia tantissimo rispetto al vivere in Italia, le due grandi differenze sono la lingua e il fatto di dover amministrare una casa, o parte di essa, e dover essere indipendente.
Per ciò che riguarda la lingua è molto frustrante non poter comunicare facilmente: la lingua è l’unica cosa che mi impedisce di raggiungere un’indipendenza “completa”.
In casi in cui la lingua non mi permette di comunicare, cioè quando la persona a cui mi rivolgo non conosce l’inglese, devo ancora farmi aiutare da qualcuno che conosca il portoghese.
Ovviamente è in programma, nelle mie cose da fare qui, un corso di portoghese.
Per quanto riguarda l’amministrare una casa, era una cosa che non vedevo l’ora di fare da quando ho saputo che ero stata accettata qui a Porto.
Mi immaginavo di ricominciare da capo, con poche cose, ma in ordine, in uno spazio piccolo, ma pulito.
I primi giorni nella nuova casa sono stati un po’ ossessivi, nel senso che ho pulito – ossessivamente – (e lo sto ancora facendo, perché la mia stanza, vorrei proprio sapere perché, si riempie di polvere subito) e cercato – ossessivamente – le cose che mi servivano in giro per i negozi qui, solo che, qui, la vita quotidiana è, seppur leggermente, quotidianamente diversa e quindi alcune cose non si trovano facilmente, oppure non si trovano proprio. Oppure, magari, le sto solo cercando nel posto sbagliato…
Per il resto, non mi sembra di avere grossi problemi a essere qui “da sola”, forse perché nella casa in cui vivo ci sono altre tre ragazze “sole” come me.
ESMAE PORTO
La scuola ESMAE PORTO, la mia scuola: è molto bella, non ho ancora capito bene come funzionano i corsi ma ho capito che sentirsi come me è comune a tutti i nuovi, di qualunque nazionalità, quindi il mio disorientamento non è dovuto alla lingua.
I corsi mi sembrano impegnativi ma gli insegnanti molto disponibili, gentili e soprattutto non danno tanto peso (nel senso negativo del termine) all’errore e in generale al fallimento. Questa almeno è stata la mia impressione finora.
Porto mi sembrava grandissima quando sono appena arrivata; poi ho cominciato ad avere l’impressione che fosse più o meno paragonabile, per grandezza a Verona (wikipedia alla mano, è un po’ più piccola), però ha la metro e mi sembra un po’ più “europea” in alcune cose, specialmente tecniche, un po’ meno avanzata invece sull’aspetto e l’edilizia di alcune zone, forse. Almeno così mi è sembrata rispetto a Verona.
Porto ha un sacco di salite e discese anche molto ripide, quindi sbagliare strada qui, se si va a piedi, non è lo stesso come può essere in una città pianeggiante. Da dove vivo io si raggiunge tutto a piedi, ma bisogna camminare!
Che dire, mi sono spostata dalla mia città in un momento in cui credo non potessi più aspettare. Tutto, o quasi, mi suggeriva di cambiare aria. Sicuramente mi servirà tanto questa esperienza all’estero.
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