In questo articolo proseguo la mia personale lista di pezzi che mi hanno influenzata.
Ripeto qui ciò che ho scritto nella prima parte della lista: si tratta di brani (quasi soltanto) per soprano solo, quindi vicini al mio approccio, al mio lavoro; ma si tratta, anche e soprattutto, di brani molto belli e toccanti oggettivamente che fanno parte del mio percorso musicale non solo da un punto di vista tecnico, ma culturale ed emozionale.
Weichet nur betrubte shatten, dalla cantata omonima di J. S. Bach (1685-1750), opera probabilmente del 1714: uno dei pezzi più belli in assoluto per oboe e soprano.
È importante per me perché spero di cantarla, un giorno!
Aus liebe, dalla Passione secondo Matteo di J.S. Bach (Opere BWV 244, 1727).
È importante per me perché è la mia aria preferita di Bach.
La sofferenza di Gesù viene sublimata in quest’aria che sembra contemplare dall’alto il crocifisso.
Zerfliesse mein Herze, dalla Passione secondo Giovanni, sempre di J.S. Bach (Opera BWV 245, 1724): il carattere non è etereo come in Aus Liebe, anche se ci sono flauto e soprano.
Qui il testo è più partecipato, più “terreno”, a tratti.
È importante per me perché dimostra la straordinaria varietà di toni di Bach.
Et incarnatus est, dalla messa in do minore di Mozart.
La Große Messe in c-Moll K1 427 (K6 417a), “Grande Messa”, è una opera incompiuta di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) degli anni 1782-1783.
È importante per me perché a mio avviso è l’adagio più bello e più difficile per una soprano, e spero di essere in grado di cantarlo, un giorno.
In lagrime stemprato, da “Maddalena ai piedi di Cristo” (opera probabilmente del 1699) di Antonio Caldara (1670-1736).
È importante per me perché è il primo pezzo che mi ha fatto conoscere Maria Cristina Kiehr, nonché la figura di Caldara. Questo pezzo è meraviglioso, come lo sono anche le altre arie di Maddalena in questo oratorio.
Lascia la spina, cogli la rosa da “Il trionfo del tempo e del disinganno” (1707, rielaborato nel 1737 ne Il trionfo del tempo e della verità) di Händel o Lascia ch’io pianga da “Rinaldo” (Händel riutilizzò la stessa aria nel secondo atto del Rinaldo del 1711, con un nuovo testo).
È importante per me perché fa venire la “pelle d’oca” a chiunque lo ascolti. Pezzo celeberrimo, viene cantato molto spesso.
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